Pubblichiamo la lettera aperta della Nostra docente di Lingua Francese, Annachiara La Manna, importante contributo che porta a profonde riflessioni, grazie professoressa per le Sue parole:
“Rimango disarmata di fronte a eventi come quello di una studentessa di 19 anni che decide di togliersi la vita. Il suicidio è un gesto estremo che conosce un dolore inconsueto, un dolore che non dichiara, straborda e non riesce ad essere contenuto in nessuna altra maniera se non con la morte: e questo non è giusto. Non è giusto perché ognunə ha il diritto di vivere la propria vita con dignità.
Non ho un nome per questa ragazza, ma per me si chiama esattamente come tuttə lə studentə che non hanno scelto la vita.
Secondo i dati Istat, In Italia, 4000 persone ogni anno decidono di togliersi la vita e il 5% di queste è costituito da giovani ragazzə (18-24 anni) che vivono comprensibilmente un momento delicato, fatto di scelte, distacchi, insicurezze, prime responsabilità, sbagli, tanti, troppi condizionamenti. In generale e non nel caso italiano specifico, i casi depressivi registrati sulla stessa fascia d’età salgono al 13,2% e i casi di giovani con ideazione suicidaria al 10,3% (Twenge, J. M., Cooper, A. B., Joiner, T. E., Duffy, M. E., & Binau, S. G., 2019).
I disturbi della personalità sono da anni argomenti inesplorati: vengono spesso ritenuti una sconfitta, una debolezza, l’anticamera della follia. Si evita di parlarne… Tout court, si evita. Questo atteggiamento, tuttavia, non dovrebbe sollevare noi docenti ed educatorə da riflessioni e domande sulle cause della sofferenza di unə studentə e sugli strumenti per comprenderla. Proprio noi, che rappresentiamo il modello di istruzione più alto del Paese, non possiamo permetterci di non interrogarci su questi eventi che riguardano lə nostrə studentə, di cui, in parte, siamo responsabili.
Un’idea su cui mi piacerebbe riflettere insieme è quella di evitare un modello educativo “disfunzionale”, che scongiurerebbe l’isteria studentesca per cui appartenere al modello perfezionista sia l’unica e sola strada da percorrere. Fissare criteri valutativi sulla base di performance dagli standard inverosimili potrebbe, per esempio, favorire casi di depersonalizzazione e di derealizzazione da parte dellə studentə, che introietterà con buone probabilità senso grandioso di sé, mancanza di empatia e bisogno di ammirazione. Questi eventi sono gravi e, ancora peggio: sono inconsapevoli. Colleghə tuttə, sono aperta, disponibile nell’avviare dei confronti, delle iniziative per lavorare sulla questione con tuttə coloro che abbiano come idea comune la risoluzione di un problema che, a mio avviso, esiste.
Inoltre, scrivo questo per voi, ragazzə: la realtà dei fatti è che, di fronte a queste problematiche mitigabili con efficacia solo a lungo termine, voi dovete avere degli strumenti per proteggervi e per vivere la vostra esperienza universitaria al meglio. Vi lascio degli spunti di riflessione:
1. La perfezione non esiste. Ciò che il mondo del lavoro si aspetta da voi è adempiere alla performance: questo non presuppone una resa perfetta, ma efficace;
2. Non pensate mai di essere lə unicə al mondo a provare dolore: il vostro ha sicuramente il suo abito da sera, ma ce ne sarà sempre uno più elegante del vostro;
3. È necessario accettare di sbagliare: permettetevelo e siate più indulgenti nei vostri confronti perché non c’è altro modo per crescere;
4. Chi vi sta intorno potrebbe non esservi simpatico e viceversa: è la natura delle cose, ma assicuratevi sempre di non ledere la dignità dell’altrə, di mantenere le distanze con rispetto e di condividere i vostri pensieri più reconditi in una stanza vuota, dove nessuno può ascoltarvi. Non recate seccature a nessuno;
5. Se ti senti disorientatə, confusə, se credi di essere lentə e di essere già in ritardo, per favore, stai calmə e respira: la cosa più difficile è conoscersi, si impiega una vita a farlo.
6. Se vi sentite di non farcela da solə, chiedete aiuto a figure professionali in grado di aiutarvi, a medicə, psicoterapeutə. Affidatevi al progresso e non opponetevi agli eventi: siate gentili con voi stessi e offritevi degli strumenti per essere persone migliori.
Carə tuttə, concludo dicendo che mi impegnerò, grazie soprattutto al sostegno di istituti universitari che sono sensibili al problema e che possono attivamente offrire degli strumenti di contrasto al fenomeno, a offrire delle attività che possano reagire con umiltà a queste tendenze perverse: è un lavoro fatto di dedizione, attenzione e informazione e ci vorrà del tempo, ma sappiate che c’è gente che sta lavorando, che le morti di questə ragazzə le ha sentite forte, sappiate che ci sono istituti universitari in grado di ascoltare, di accogliere e di migliorarsi con modestia. C’è bisogno di tempo. Chi mi permette di scrivere queste parole fa già un atto rivoluzionario e questo può darvi speranza. Ringrazio il mio istituto per la fiducia e per questa occasione, sottolineando che la SSML Columbus Academy è una realtà gentile che si predispone all’ascolto e al progresso.
Ai genitori della ragazza va la mia più sincera vicinanza, così come ai genitori di Claudio, di Riccardo e di tutti lə studentə che si sono tolti la vita: le morti non sono mai vane, alcuni di noi le hanno ascoltate e sperano, un giorno, di essere all’altezza di una risoluzione.
Grazie,
Annachiara La Manna”